Nel garage di casa sua campeggiano ovunque cimeli del suo “Marchino”.
Le scarpe che indossava al Giro d’Italia del 1995 color gialloblu le custodisce
come un tesoro, dentro un armadio e visibili agli amici solo in caso di
richiesta speciale. Stefano Serra, meccanico “free-lance” di Santarcangelo, 46
anni sposato con Jessica, due figli (Nicolas e Jennifer) e un terzo in arrivo, Marco
Pantani lo conosceva molto bene. E come sottolinea lui stesso era una amicizia
vera, nata a fine anni 80, sulla Via Emilia. L’uno era capo meccanico del top
team dilettantistico di Modena Giacobazzi, l’altro, giovanissimo e ai suoi
esordi, correva nella Rinascita di Ravenna. “Era già un fenomeno e feci di
tutto per convincere il nostro Direttore sportivo, il forlivese Giuseppe Roncucci,
a fare diventare Pantani un uomo Giacobazzi”. Quello che è stato il suo
trampolino di lancio verso il professionismo, la Carrera, le sue prime vittorie
e i suoi grandi successi al Giro e al Tour.
Stefano rappresentava per Marco molto più di un buon
meccanico, era un pignolo degli allenamenti e della manutenzione del suo mezzo
e spesso lo incontrava anche fuori dagli impegni del team. “Con la Giacobazzi
abbiamo fatto due anni fantastici – aggiunge Serra - era un fenomeno e spesso scherzando in dialetto
mi sussurrava alle orecchie mentre gli regolavo il cambio “Me dvent e
curidour”. Poi anche nel suo periodo di professionismo alla Mercatone spesso mi
veniva a trovare a Santarcangelo solo per controllare la sua posizione in bici
che pretendeva fosse sempre precisa al millimetro, oppure mi passava a prendere
per una pedalata ‘sciogligamba’ verso Sogliano e il Grillo, la sua salita
preferita che faceva a tutto 53”. Oggi Serra, per anni meccanico a servizio di negozi di
settore e molto noto nell’ambiente degli amatori della zona, si diletta ancora
nella messa a punto delle bici degli amici, solo per hobby. Marco gli è rimasto
nel cuore e non uscirà mai dai suoi ricordi. “Era una persona speciale, un
ragazzo d’oro, oltre che un atleta incredibile, ma purtroppo la fortuna non è
stata mai dalla sua parte. Nel suo periodo buio lo persi di vista, ma per me
rimaneva sempre Marchino. Indimenticabile quella volta che con mia moglie lo
andai a trovare a casa sua dopo il terribile incidente della Milano-Torino
quando aveva una gamba spappolata bloccata da un tutore di ferro. Con il
sorriso in bocca mi disse: “Me i stac tut, anche con sto robo”.
vedi NQ a pag 22...http://ww8.virtualnewspaper.it/rimini/books/120328rimini/
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